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RECENSIONI

Memorie di un Attore senza potere contrattuale di Daniele Griggio

QUELLI/E CHE L’HANNO LETTO

 

 

12/05/24

Carlo Cartier, Attore

Ho letto tutto d’un fiato 'Memorie di un Attore senza Potere Contrattuale' di Daniele, immediatamente mi sono ritrovato immerso nei ricordi di un periodo affascinante e pieno di vita: il teatro italiano dagli anni '70 a oggi. Attraverso le pagine di questo libro, ho rivissuto spettacoli memorabili, incontrato nomi di colleghi con cui ho condiviso il palcoscenico in passato. Gioie e dolori del mestiere più bello del mondo Daniele offre una visione autentica e appassionata del dietro le quinte di quel teatro (oggi non esiste più), condividendo aneddoti, sfide, fallimenti e trionfi che delineano la vera essenza della vita di un attore. La sua narrazione trasmette un profondo amore per l'arte scenica, una sincera gratitudine per coloro che ne fanno parte e anche le dovute distanze per chi gli ha remato contro. 'Memorie di un Attore senza Potere Contrattuale' non solo racconta la storia del teatro italiano degli ultimi 50 anni  ma anche la storia di chi lo ha vissuto e amato, rendendolo un libro da leggere  per gli appassionati del teatro e per chiunque desideri comprendere l'anima di questa forma d'arte così affascinante e universale."

 

12/05/24

Stefania Bison, Insegnante

Ciao Daniele!

Ho “bevuto” il tuo libro e finalmente l’ho finito. Dico “finalmente” perché è come mi succede con qualche giallo che devo sempre capire come va a finire e combino poco, finché non arrivi alla fine. Domande ne ho tante, ma te le risparmio.

Il libro di Daniele, come gli ho già detto, l’ho “bevuto” e ho pure aggiunto “finalmente che l’ho finito”. Dico “finalmente” perché, finché non l’ho finito, me lo portavo dappertutto;  nei lavori da fare a casa, magari anche a scuola o altrove, come imparare le canzoni per il mio coro di allora. Tutto è rimasto lì e meno male è durato pochi giorni! Mi si chiederà perché. Non so perché. Forse perché il libro è scorrevole. O forse, e meglio, perché racconta della vita di un attore, uno dei tanti, no “l’attore”. E quella vita dovrebbero conoscerla tutti, per capire meglio, appunto, il “dietro le quinte” di un’esistenza.

 

Nel 1985 Stefania era fra gli allievi della scuola di Teatro Costantino De Luca di Padova che Gianfranco De Bosio volle come una specie di “Coro di Maschere” nello spettacolo Le donne gelose di C. Goldoni prodotto da Venetoteatro e andato in scena al Teatro Romano di Verona e li ci siamo conosciuti.

 

13/05/24

Toni Garrani, Attore.

Presentazione

Nelle due frasi che campeggiano sulla copertina del libro di Daniele, è racchiuso tutto il senso della sua vita di Attore con la A maiuscola.

Quell’”Attore senza potere contrattuale” è un uomo che ha combattuto per raggiungerlo, quel potere, arrivandoci spesso assai vicino: il potere su se stessi e sul proprio lavoro, la propria carriera, la propria vita; il potere di potersi esprimere al meglio, secondo le proprie capacità  senza costrizioni e condizionamenti, in assoluta libertà; il potere di contattare con il proprio destino per trovare la strada per realizzarlo al meglio. Quel potere che, come l’orizzonte, ti sfugge davanti e ti costringe ad andare avanti,avanti,  sempre avanti.

E nel sottotitolo “Da grande farò l’Attore” c’è tutta la determinazione, la caparbietà di un uomo che sapeva esattamente cosa voleva dalla sua vita, e lo ha perseguito con coerenza e orgoglio, superando tutte le sconfitte e le amarezze che spesso questo mestiere ti costringe a sopportare per andare avanti,  avanti, sempre avanti, malgrado tutto, perché  la vita di un Attore in fondo è proprio questo: una lunga lotta contrattuale col tuo Destino.

 

Una carriera per forza

Quando ho aperto il libro che Daniele mi aveva inviato, la prima cosa che mi ha colpito è stato l’inizio della sua storia: “Qualche tempo fa, nel 1952 a Padova il 6 febbraio… nasceva un bimbo… decisero di chiamarlo Daniele”. Il 6 febbraio è la data del compleanno di mio padre Ivo Garrani.  Certo, l’anno di nascita è assai diverso, il 1924, ma cominciando a leggere la storia di Daniele mi balzavano agli occhi tante similitudini, tanti raccordi nella vita di due Acquari sognatori e testardi, determinati a diventare Attori…con la A maiuscola.

La famiglia di origine, di modesta estrazione, formata sullo stampo della solida tempra di uomini impegnati a costruire il proprio futuro lavorando sodo,  ma una famiglia nella quale “…l’elemento fondamentale è la totale mancanza di rapporto con l’Arte e la Cultura, quelle con la A e la C maiuscole. Questo non vuol dire che fossimo dei buzzurri pieni di peli sull’anima, ma mancava la luce dell’Arte.”

La Parrocchia che, come l’Oratorio per mio padre seppur a distanza di molti anni dal 1924, restava ancora il primo approccio con qualcosa che avesse a che fare con una esibizione in pubblico. “… a dieci anni la mia prima esibizione ufficiale in parrocchia. Al pianoforte Don Mario, cantai Carissimo Pinocchio, un successo di Jonny Dorelli.” E da lì le prime esperienze amatoriali e la scoperta del fascino del palcoscenico, e il primo applauso fragoroso. Il tarlo del Teatro cominciava a rodere dall’interno: “…da grande farò l’attore”. E poi la faticosa ricerca di strade che conducessero verso il professionismo, in una provincia avara di possibilità. Fino all’incontro con un uomo che ha segnato la vita di molti di noi giovani di belle speranze in cerca di scrittura: Fulvio Fo.  Curiosamente Fulvio fu determinante anche nell’inizio della mia carriera, perché fu lui che venne a vedermi in un fumoso teatrino di cabaret dove recitavo, suonavo e cantavo in uno spettacolino in cui si rievocavano le gesta di Ferdinando di Borbone, un “Re Minore”. E fu lui che, all’insaputa di mio padre, mi portò al debutto all’Odeon di Milano, con la compagnia Innocenti-Nuti-Spadaccino. E Fulvio fu determinante anche nella vita di mio padre , perché fu il geniale costruttore e amministratore della Compagnia degli Associati Garani-Fantoni-Fortunato-Sbragia, la più grande cooperativa teatrale degli anni settanta. In quel “Vizio assurdo” in cui Gigi Vannucchi  non impersonava , ma viveva e soffriva intimamente il dramma umano di Cesare Pavese, e la cui interpretazione colpì nel profondo Daniele quando lo vide al verdi di Padova, in quello spettacolo c’ero anche io, che muovevo i primi passi nella mia storia di attore di prosa.  E qualche anno dopo ci ritrovammo assieme nell’Enrico V  al teatro Romano di Verona. Daniele aveva vinto la sua battaglia ed era entrato in una compagnia di grandi professionisti, gli Associati: “Volevo, dovevo lavorare con loro! Ho sempre avuto chiara una cosa:è lavorando con quelli bravi che si diventa bravi.”

Un altro aspetto che accomunava due Acquari idealisti e combattivi fu l’impegno sociale. Mio padre fu tra i fondatori del primo Sindacato degli attori,  il SAI.  Un Sindacato le cui lotte diedero agli attori italiani per la prima volta la consapevolezza della loro forza e dei loro diritti, e che strappò un Contrato Nazionale che a rileggerlo oggi sembra frutto di utopistica fantasia. E Daniele è stato un elemento importante nella caparbia difesa di quei diritti, che l’ignavia, la scarsa coesione, l’individualismo innato nella categoria ha lasciato deperire e seccare, fino alla sua quasi totale dismissione. E la su amara disillusione di  oggi, nel constatare la fine di quella stagione di rivendicazione dei diritti acquisiti, mi ricorda  tanto quella di mio padre, che sconsolato, vedeva buttare al vento anni di impegno e di battaglie vinte a fatica.

Da quell’EnricoV cominciò per Daniele una carriera ricchissima di esperienze e di successi, come attore, come regista, come produttore teatrale, ma sempre con una sottile vena di incertezza e di mancanza di fiducia nei propri geniali mezzi.  Come gli disse Furio Bordon una volta: “Daniele, tu sei un ragazzo di talento, non c’è dubbio, ma sei come una Ferrari con il motore di una Cinquecento”. E Daniele chiosa : ” Aveva ragione, avevo una discreta presenza scenica,ero un bel ragazzo,occhi azzurri, avevo talento, ma il mio vissuto era poca cosa, un groviglio di fragilità e di poca fiducia in me stesso. Avevo bisogno di lavorare sul motore.”

E Daniele ci lavora tanto, fino ad arrivare alle sue prime regie. “Non ho dubbi, Le mie interpretazioni migliori sono quelle con la mia regia. E sono state anche le meno viste”…  “ Come mi piaceva lavorare finalmente libero dai registi; ero io che decidevo cosa fare e come farlo… la mia guida è sempre stato il teatro Inglese e quel modo di recitare e mettere in scena. Sobrietà nei gesti, leggerezza e ironia nel dire le battute. Rispetto del Testo e assoluto protagonismo degli Interpreti, di tutti, non solo di chi ha più battute.. Non sono mai stato un interprete muscoloso, espressionista; mi è sempre piaciuto l’Attore che sembra rilassato e che non mostra le vene del collo o che, peggio mi sento, sputa mentre recita.” E poi detestava il teatro del “Famolo strano”!

Ma la svolta più determinante forse della sua carriera e della sua vita anche privata, avviene con l’assunzione in prima persona della responsabilità produttiva de “ I rusteghi”, in qualità di legale rappresentante dell’Associazione Culturale Compagnia del Bicentenario Goldoniano.

Era il periodo di “Mani Pulite”. Lo scandalo che aveva travolto Nuccio Messina, direttore di Veneto Teatro, che aveva prodotto la prima edizione dei Rusteghi, e la sua sostituzione alla direzione del Teatro stabile del Veneto con Giulio Bosetti, aveva infranto il sogno della ripresa dello spettacolo che, con la regia di  Massimo Castri, era stato un clamoroso successo e si preparava a continuare la sua vita in occasione del Bicentenario Goldoniano. Ma Bosetti ci infilò un bastone tra le ruote e così il progetto andò in fumo.

Daniele allora decise di assumersi l’onere della riedizione dello spettacolo. Ma da quella decisione derivarono poi alcuni tracolli economici che condizionarono pesantemente la sua vita di lì in avanti. Però lo spettacolo continuò il suo successo travolgente, in Italia e all’estero, a Berlino  e a Parigi. “La Compagnia Goldoniana del Bicentenario è stato l’avvenimento di quella stagione 1992/93.  Un gruppo di Attori che si carica sulle spalle un capolavoro e dice no alla sua rottamazione!”  Ma economicamente la seconda stagione fu un disastro. E Castri gli voltò le spalle.

Da li comincia una lunga serie di tentativi di risalire la china, che contemplano persino una esperienza come venditore di elettrodomestici. “Nell’ambiente ero conosciuto e, come Attore, anche stimato. Ma per me non era così. Mi sentivo come se dovessi sempre dimostrare qualcosa a qualcuno”

Nel frattempo, complice l’arrivo dell’euro, la vita e soprattutto le paghe degli attori, non più protetti da un forte sindacato, si immiserivano sempre più.

Oltre ad alcune prestazioni come attore scritturato, Daniele si ingegna a fare l’actor coach in una fiction, Cuori Rubati.  Anche quella un’esperienza istruttiva, ma dalla conclusione infelice.

E poi l’ultima sfida , l’ultima battaglia: l’invenzione  del Teatro Borsi. Finalmente il “suo” Teatro!  “ Volevo arrivare alla Gente. Volevo sviluppare il Teatro in cui ho sempre creduto, quello dove si capisce la trama. Quello che ti fa venire voglia di tornarci a Teatro. Una linea culturale e artistica netta e chiara. Il teatro si fa per la Gente, con rigore e professionalità, si fa per loro e non per punirli, ma per farli star bene. Per farli ri-tornare.”

E infine l’agognata pensione, grazie a quelle lotte sindacali che l’avevano garantita assieme ad altri diritti essenziali che vennero erosi a causa della mancanza di lavoro e della ricattabilità di una categoria… senza potere contrattuale!

“Va benissimo mettere in scena il dramma di Galileo e del suo rapporto col Potere, ma poi non devi costringerei tuoi scritturati all’abiura.”

Nelle due frasi che campeggiano sulla copertina del libro di Daniele, è racchiuso tutto il senso della sua vita di Attore con la A maiuscola.

Quell’”Attore senza potere contrattuale” è un uomo che ha combattuto per raggiungerlo, quel potere, arrivandoci spesso assai vicino: il potere su se stessi e sul proprio lavoro, la propria carriera, la propria vita; il potere di potersi esprimere al meglio, secondo le proprie capacità  senza costrizioni e condizionamenti, in assoluta libertà; il potere di contattare con il proprio destino per trovare la strada per realizzarlo al meglio. Quel potere che, come l’orizzonte, ti sfugge davanti e ti costringe ad andare avanti, avanti,  sempre avanti.

E nel sottotitolo “Da grande farò l’Attore” c’è tutta la determinazione, la caparbietà di un uomo che sapeva esattamente cosa voleva dalla sua vita, e lo ha perseguito con coerenza e orgoglio, superando tutte le sconfitte e le amarezze che spesso questo mestiere ti costringe a sopportare per andare avanti,  avanti, sempre avanti, malgrado tutto. Perché  la vita di un Attore in fondo è proprio questo: una lunga lotta contrattuale col tuo Destino.

 

14/05/24

Angela Gatti, CTA (controllore del traffico aereo, Firenze)

Buongiorno Daniele.. amo leggere non scrivere.. per cui il piacere di aver letto il tuo libro non sarà intaccato dall'uso che ne farai. A presto😊

Ho conosciuto Daniele partecipando al suo laboratorio "leggere il teatro". Quando ho saputo che aveva scritto un libro sulla sua vita la mia curiosità si è accesa immediatamente.. Daniele durante i nostri incontri ci aveva già raccontato aneddoti e storie interessanti..e ho sempre pensato che potesse scriverne un libro.. e infatti questo è il racconto del suo vissuto personale e lavorativo dagli inizi degli anni 70 ad oggi. La lettura scorre.. è piacevole.. . Ci fa entrare nel mondo del teatro dei "piccoli" e dei "grandi" e ci parla anche di quello che del teatro non immaginiamo, cioè la precarietà, le battaglie sindacali, i contributi pensionistici. Daniele inizia il suo percorso di attore con  umiltà ma con un  impegno una determinazione e una passione che sono la forza per affrontare i momenti di  difficoltà.. caratteristiche che lo contraddistinguono e che gli sono necessarie anche oggi nella lotta per fare vivere il Teatro Borsi della città di Prato. Capiamo, leggendo, che quello dell'attore è come tutti gli altri un mestiere, che richiede talento ma anche studio, sacrifici e spesso rinunce, in cui conta essere fedeli a ciò che si vuole fare.  Ma soprattutto dalla lettura di questo libro  emerge il vissuto di un uomo di teatro con un senso di gratitudine verso i suoi compagni di lavoro e verso la vita, una gratitudine che ha solo chi è in sintonia con il proprio destino. Quindi che altro dire? Bravo Daniele..Applausi a scena aperta!

 

14/05/24

Elisabetta Arosio, Attrice

Caro Daniele ho da poco finito di leggere il tuo libro. Che cavalcata entusiasmante! Che sincerità, che attenzione agli altri, quanto amore e dedizione per il teatro, che ti ha portato spesso a sostenere battaglie impossibili ,spesso vinte; ma soprattutto che bella persona sei!

Riflettendo ci siamo conosciuti in tre fasi della nostra vita, per me molto importanti. Ero molto giovane e sei stato testimone del mio incontro con Paolo( Graziosi), con cui ho poi vissuto tutta la vita, poi ci siamo incontrati grazie ad un ' altro grande Paolo(Magelli) nel cast di Medea, che meraviglia! E infine al Borsi, hai ospitato il nostro Cechov-Campanile

( spettacolo con me e Paolo Graziosi) e ti ricordi? Mangiammo a fine spettacolo seppie e piselli con gli spettatori.....

Grazie Daniele, mi hai fatto ritornare indietro negli anni e ripercorre le varie fasi della vita.

Ma come hai fatto a ricordarti tutto? I nomi , i cast, gli aneddoti. Trovo importantissimo che tu abbia citato tutti i nomi delle locandine, è fondamentale per la memoria. Questo libro va fatto leggere anche ai ragazzi che vogliono fare teatro. Il teatro non rimane e anche attori teatrali importantissimi vengono dimenticati.

Questo libro mi porta a dire insieme a te e nonostante tutto .....viva, viva il teatro!

Elisabetta Arosio

 

14/05/2024

Giancarlo Favero, Prof. di Chimica Univ. di Padova

Un libro da leggere a tutte le età. Per i giovani è una scuola di vita, per i maturi è un esempio di impegno di vita, per gli anziani è una antologia di 50 anni di teatro, con ricordi storici di attori, registi e accadimenti mondiali. Chi ama il Teatro, o ne è anche solo incuriosito, troverà questo libro entusiasmante.

 

 

15/05/2024

Rita Pensa, Attrice

L’ho letto con molta curiosità. Non è solo un libro per gli addetti ai lavori; le storie sono piene di nostalgia, ma nessun rimpianto o amarezza, anzi, i sogni continuano a vivere e la passione è sempre vincitrice.  

 

15/05/2024

Andrea Becucci, Informatico.

Cominciamo dicendo che  per amicizia, mi arriva il libro di Daniele Griggio, attore senza potere contrattuale.

Il libro è godibilissimo: 50 anni di teatro raccontato con un candore ed un' ingenuità che non ti aspetti.

Già il titolo è intrigante: la gente come me, che per vivere fa tutt'altro (l'informatico in questo caso), si immagina gli attori con un cliché spaventoso: pieni!

Pieni di bellezza, di vita, di forza, di soldi, di amori, di sesso, di tutto!

Ma, ammesso che qualcuno rispecchi in effetti questo cliché, la stragrande maggioranza degli attori è fatta di precariato e di una vita all'ombra.

Questo secondo me è il grande messaggio che arriva al lettore. La cosa bella è che arriva per mezzo di una scrittura scorrevole, divertente che rende il libro godibilissimo e così senza accorgertene sei già arrivato in fondo a 50 anni di teatro (quanti nomi noti, e quanti sconosciuti!).

Un pezzo di cultura sconosciuta ai più!

Ah! Dove si va a cena?

16/05/2024

Vanina Lerici, Istruttrice di Equitazione

Ho avuto la fortuna di incontrare Daniele cinque anni fa, faccio parte del suo laboratorio teatrale. Premetto che sono cresciuta nel teatro, mio padre era Roberto Lerici, ho lavorato come attrice per alcuni anni, ma la mia passione era un'altra.

La cosa bella di questa lettura è rivivere il teatro com'era anni fa, appassionato, immaginifico, vivo, geniale. Questa è la prima impressione. Poi arriva Daniele con la sua perseveranza, la passione, l'amore per questo mestiere bellissimo, che è riuscito a fare di questo suo sogno una realtà. (anche con una discreta testardaggine).

Ci presenta i maggiori esponenti del Teatro Italiano, con cui ha lavorato, con nomi e cognomi, con aneddoti divertenti e non.

Esperienze vissute tra alti e bassi, soddisfazioni e applausi fondamentali.

Mi sono divertita molto in queste pagine scorrevoli e mai noiose.

Leggetelo, non è solo per addetti ai lavori che sicuramente apprezzeranno la grandissima memoria (nomi date luoghi) che sicuramente li riporterà indietro nel tempo negli anni belli del teatro. Direi che è una testimonianza importante. Per tutti quelli che sono curiosi di sapere cosa accade dietro le quinte, per chi cerca una strada, per chi vuole un suggerimento per entrare in questo mondo.

20/05/24

Leda Spignoli, insegnante in pensione

Ciao Daniele, la tua biografia è  un esempio di tenacia e determinazione nel perseguire il proprio obiettivo di vita. Si comprende che il teatro non sono solo "rose e fiori" ma anche precarietà, preoccupazione, lavoro, sacrificio. La biografia di lettura scorrevole è presentata con immediatezza e garbo; la precisione nel ricordare i nomi dei colleghi e registi dei vari cast connotandoli quasi sempre in una dimensione positiva, evidenziando anche i comportamenti di alcuni che a livello professionale non ti sono stati di aiuto ma ti hanno creato difficoltà, questa precisione può sembrare noiosa ai non addetti ai lavori, può comunque essere un modo per non dimenticare nessuno, anche un esercizio per la memoria. Fra alti e bassi la tua vicenda di vita mette in risalto un personaggio " Umano" nel senso più vero del termine, con sfaccettature tipiche di un'umanita' costruttiva che non si arrende e va avanti nonostante le difficoltà. L' entusiasmo  per il teatro è sempre presente, anche il valore dell'amicizia quella vera, che nonostante i periodi difficili e di solitudine aiuta a sperare. La descrizione accurata dei vari personaggi  (attori, registi, tecnici) permette di comprendere le caratteristiche individuali e coinvolge maggiormente nella lettura. Una bella storia di vita, straordinaria perché artistica, può essere quella di tanti ragazzi che nonostante le difficoltà non smettono mai di credere nei propri sogni.

 

 

21/05/24

Cecilia Megali, insegnante di Danza Irlandese

Caro Daniele, ho appena finito di leggere il tuo libro: prima di tutto, vorrei dirti GRAZIE, per quello che hai raccontato, per come lo hai raccontato: con amore, ironia, generosità e tanta, tanta passione per la tua professione di Attore: trapela da ogni riga e - in particolare, per me - da alcune espressioni che mi hanno proprio divertito... una su tutte: "MI FIONDAI!" Rende bene l'idea dell'entusiasmo, della determinazione e dell'impegno che metti in tutto quello che fai, malgrado gli ostacoli, le difficoltà e le condizioni non sempre favorevoli. La tua incredibile storia è per me una scoperta (perché non conoscevo la tua carriera artistica), ma anche una conferma di quello che forse avevo intuito di te, come persona, quando ti ho conosciuto, nel 2021. Questo libro lo definirei con le parole che tu hai scelto per una delle tue tante avventure tra le Compagnie Teatrali: "un Luna Park dell'anima". A chi ancora crede nei propri Sogni, non si lasci scappare questa lettura!

21/05/24

Marisa La Vecchia, libraia.

Leggere il libro di Daniele mi ha emozionato moltissimo, racconta la sua grande coerenza per raggiungere il suo obiettivo, diventare Attore, portandoci a conoscere i grandi del Teatro Italiano. Attraversando momenti felici e anche difficili sia personali che legati al suo lavoro fatto con  passione  per il Teatro.

 

 

 24/05/24

Cristina Massaro, Hostess Alitalia

E ieri, al Teatro Belli a Trastevere ho avuto il grande piacere di ascoltare tanti attori di teatro che mai come ora è abbandonato e misconosciuto...

L'occasione è stata la presentazione del libro del mio amico Daniele Griggio " Memorie di un Attore senza potere contrattuale". Più di 40 anni di storia del teatro italiano vissuti in soggettiva.

Lo consiglio caldamente a chi, come me, ha sempre nutrito ( dalle commedie in TV in bianco e nero) una vera passione per i "teatranti". Ed anche a chi voglia farsi un'idea di cos' è stato questo mondo così magico

Grazie Daniele. E grazie anche alla bella Elena Sofia Ricci, che con grazia e simpatia ci ha presi per mano ( ha curato la prefazione del libro ) e a Toni Garrani che con gli altri ha dato vita a ricordi e suggestioni.

 

 

25/05/24

Adriana Martino, cantante lirica e regista

Cantante lirica per 30 anni, ha cantato alla Scala e in tutti i Teatri europei (La Bohème (1965) di Franco Zeffirelli, dir. H.Von Karajan) e poi con la Compagnia L’Albero Teatro Canzone (anche in collaborazione con Ludovica Modugno e Gigi Angelillo), produttrice e regista teatrale per 27 anni.

 

Il libro di Daniele mi ha colpito. E' raro leggere l'autobiografia di un attore che si confessa con tanta sincerità. Daniele racconta il suo percorso per arrivare a fare l'attore  contro la volontà della sua famiglia come una vocazione irresistibile, totalizzante che lo porta con caparbietà ad affrontare tutte le difficoltà, le sconfitte, gli errori, le durezze  della sua professione ma anche la gioia di coglierne tutta la bellezza e la creatività. E' anche un libro amaro perché racconta la solitudine della categoria degli attori, l'amarezza nel constatare come questo paese continui a lasciare quel mondo nell'insicurezza   e nell'irrilevanza. Daniele racconta anche come vita privata e lavorativa si intreccino  spesso irresistibilmente nella vita degli attori, il valore dell'amicizia, la gioia di sentirsi parte di una comunita' nel lavoro ma anche i tradimenti, le delusioni, gli inganni. Ciononostante resterà sempre un combattente che non si è mai dato per vinto.

A me personalmente mi ha fatto tornare indietro con emozione nel ricordarla la sua Padova che per tutta la mia giovinezza è stata anche la mia Padova negli anni in cui frequentavo il liceo classico Tito Livio e il Liceo musicale Pollini dove mi sono diplomata in pianoforte. Una città che è rimasta nel mio cuore. Grazie Daniele, il mondo del teatro ti dovrebbe essere grato per questa emozionante testimonianza.

 

26/05/24

Enzo Saturni, attore.

Memorie di un attore senza potere contrattuale: Un vademecum per attore? Un diario? Una biografia? Io direi uno sguardo appassionato sull'essere attore che dalla nascita (1952) arriva ai giorni nostri! E quello che colpisce in questa lettura è lo sguardo di Daniele Griggio: incredulo, sorpreso, incantato che ripercorre tutto il suo lungo percorso artistico, un percorso che parte dalla periferia padovana, da un oratorio, e arriva al resto del "mondo" E in questo sguardo, in qualche modo, scorre inevitabilmente una storia del teatro italiano, piena di racconti, aneddoti, riflessioni, personaggi che fanno parte del nostro immaginario collettivo! Si parla e si analizza principalmente l'attore di teatro, la compagnia teatrale, con le sue dinamiche e modalità, un mondo sconosciuto ai più e che vale la pena di conoscere! Ma ancora di più è l'essere artista che viene messo sotto un riflettore, con le sue domande necessarie, le sue fragilità, le sue amarezze, le sue felicità. Una lettura che consiglio ai giovani che vogliono intraprendere un percorso d'attore, ma anche ai "boomer", soprattutto per avere un punto di vista appassionato sul teatro

 

Sergio Bovo

Caro Daniele, ho appena finito di leggere e "godere" delle 325 pagine della tua entusiastica vita da Attore anche se spesso incompresa! Mi hai fatto rivivere la mia giovinezza a volte anche vissuta con te, penso di essere stato anch'io un tuo talent scout; visto che nel lontano 1971 hai debuttato, con la tua inseparabile chitarra e bellissima voce, al teatro Antonianum con la Compagnia Teatrale Paolo Morassutti, fondata nel 1960 e che tuttora prosegue la sua attività con la Compagnia Arlecchino, festeggiamo proprio quest'anno i 64 anni di Teatro Amatoriale ma di qualità! Abbiamo appena fatto un cortometraggio, voluto da un discendente di Paolo Morassutti, suo figlio Domenico, proprio per ricordare le storia della Compagnia e della Morassutti stessa, una realtà importante per Padova e non solo! Io ho avuto la fortuna di lavorare presso questa azienda per 20 anni e recitare con la Compagnia stessa, il capocomico era Bruno Capovilla! Purtroppo siamo rimasti in pochi sopravvissuti del periodo (3/4 persone), l'unico che recita ancora sono io! La mia passione, per il Teatro, è iniziata proprio negli anni 70, dopo il militare, è stata una bellissima esperienza che poi ho dovuto interrompere per vari motivi!

Nel 2000 ho rivisto un mio ex collega che aveva fondato una Compagnia a Vigonza, un tipo amante del Teatro come te e caparbio, molto bravo come regista ed attore e ho accettato la sua proposta di tornare al Teatro. Ti dico questo perché ti assomigliava e ce ne fossero di persone così per fare amare il Teatro! Purtroppo lui ora non c'è più, ma il suo insegnamento è rimasto dentro di me e anche ad altri che l'hanno conosciuto, lui faceva aprire i Teatri chiusi, in qualsiasi posto che si trovava, inoltre ha restaurato un teatrino chiuso in Umbria, vicino dove ha abitato per un certo periodo e fondando una Compagnia Teatrale con la quale io ho avuto l'onore di recitare!

 

Ora parliamo del tuo libro: Ottima e godibile storia che si legge in un attimo, perché appassiona molto ciò che scrivi con tutti quegli  "importanti" personaggi che hai incontrato nella tua carriera artistica, è la tua storia, ma potrebbe essere di molti altri Attori sia di Teatro che di Cinema! La tua franchezza e testardaggine alla fine emerge come lezione di carattere e di vita, anche se spesso non condivisa ed apprezzata! Questo libro dovrebbe essere inserito, come testo, nelle scuole di Teatro e di Recitazione Cinematografica, e non solo, perché è importante capire il rovescio a volte della medaglia, non sempre è oro ciò che luccica! Comunque il tuo messaggio è sempre positivo perché sintetizza realmente cosa c'è dietro il mondo dello spettacolo, soprattutto nelle precarietà come tu l'hai vissuta e purtroppo non è cambiato molto! Io mi diletto a seguire casting, prevalentemente di cinema e fiction, e vedo molti giovani entusiasti e desiderosi di  "sfondare" ma le difficoltà, senza compromessi, ci sono ancora, come sempre! Però  i "Talenti" ci sono ancora, basta scoprirli! 

Sergio Bovo

VIVA IL TEATRO!!!

 

28/05/24

Mario Rellini, Regista e Scrittore

Quella di Daniele Griggio non è una biografia, quanto piuttosto un viaggio che andrebbe fatto leggere in tutte le scuole di teatro perché, proprio come Bruce Chatwin, si è impegnato nella esplorazione di due territori immensi: il teatro e sé stesso. Impresa di superbia assoluta e infinità umanità. Ingredienti inevitabili per essere studente/attore, o meglio, per diventare attore di qualità. Daniele Griggio ci è riuscito, così oggi si può permettere, come Chatwin, la domanda fatidica: Che ci faccio io qui? E come Chatwin, anche Daniele, sa che nella domanda è implicita la risposta, che lui ritrova nei suoi affetti privati, ma, in questo momento, anche negli occhi, nella mente e nel cuore di chi sta leggendo il suo libro. Compagni di viaggio a cui sta regalando i (loro) ricorsi.

30/05/24

Gianni Franco, attore.

Memorie di un attore senza potere contrattuale “ di. Daniele. GRIGGIO !  Sarò breve, il libro di Griggio è uno spaccato di vita di quello che purtroppo succede alla gran parte di noi attori 😩. Un libro assolutamente da leggere per tutti quei giovani che vogliono intraprendere il difficile e duro mestiere dell’attore 😡. Magistralmente scritto con il cuore da Daniele: cantante, attore, regista ed impresario teatrale, uomo di grande umiltà e dai sani principi (cose ormai superate oggi) Io non posso fare altro che ringraziarlo per tutto ciò che mi ha insegnato in questo suo manoscritto e lo consiglio vivamente a tutti! Grazie Daniele, grazie infinite davvero🙏!

 

01/06/24

Marco Serra Degani, cuoco e aiuto pastore

Entrai in contatto con questo attore diversi anni or sono, dopo averlo visto in una puntata della serie “Il maresciallo Rocca”, a cui egli fa cenno nel libro. Ho sempre avuto un particolare interesse verso gli attori di cui non vi sono molte notizie (tipo la pagina Wikipedia, benché quest'ultima sia bene prenderla sempre con le dovute riserve). Trovai come riferimento in rete il Teatrino delle briciole, così gli chiesi l'amicizia su Facebook e lì abbiamo spesso qualche conversazione e scambio di aggiornamenti. La prima volta lo incontrai a Bologna al teatro “L'arena del sole”, dopo lo spettacolo “Il teatrante” con Branciaroli. Erano tutti un po' di fretta, perché dovevano andare a mangiare in un ristorante poco lontano. Un collega lo esorta: “Dai Daniele, andiamo a cena!” Lui rispose che stava arrivando, il resto della compagnia già volatilizzati, e nel tragitto (5 minuti circa) fece due parole con me, molto cordialmente come si fa con un amico di vecchia data, senza avermi mai visto prima.

Il secondo incontro fu alla Pergola a Firenze, con L'Enrico IV e una terza mi recai a Prato al Borsi, dove da un po' è direttore artistico.

In questo suo libro, che non è una mera autobiografia, Daniele non solo si racconta, ma intreccia ed equilibra in modo molto funzionale e scorrevole la propria vita privata, gli avvenimenti storici di ogni periodo e, soprattutto, parla al lettore con grande rispetto delle persone (e le personalità) che hanno avuto, ed hanno, un ruolo fondamentale nella sua crescita in quanto uomo e/o nella sua formazione come Attore.

I due fili rossi di questa storia sono indiscutibilmente l'amore incondizionato per la propria professione, e quello smisurato per suo figlio Pietro che è sempre stato e sempre sarà la sua forza e il suo motivo per andare sempre avanti con tenacia e determinazione. Per questi due amori Daniele ha lottato, lottato e lottato, riuscendo sempre a rinascere dalle proprie ceneri e a reinventarsi di volta in volta. Il suo è un racconto di gioie e di amarezze, di glorie e di sconfitte; sconfitte talora belle toste da cui ogni volta si è riavuto con onore.

Lungo tutta questa avvincente e stimolante lettura sono omogeneamente distribuiti consigli spassionati, non soltanto di settore, cioè a quanti intendessero intraprendere la carriera attoriale, ma anche consigli di vita di una persona che da determinate situazioni ci è passata e non le augurerebbe a nessuno.

Non intendo fare una netta distinzione fra Teatro e Vita, poiché essi sono correlati: il Teatro è Vita, è sguardo, voce, movimento. Il Teatro è educativo, è storia, è antropologia. È Cultura.

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